Chiara Guffanti, giovane imprenditrice comasca originaria di Cadorago, non manca certo di rapidità nelle decisioni: dieci giorni dopo la maturità sostenuta nel 2017 come studentessa presso Fondazione Minoprio, di cui aveva scoperto il parco in tenera età, inizia a lavorare nell’azienda che è ora di sua proprietà e che ha preso il nome di “Il piccolo frutto di Chiara” a Pellio d’Intelvi (CO), località a 1000 metri d’altitudine in Val d’Intelvi che, grazie al posizionamento e al microclima, è particolarmente indicata per la coltivazione dei piccoli frutti.
Il passaggio dai banchi di scuola alle giornate come raccoglitrice di mirtilli e lamponi non è stato di certo indolore e questo l’ha portata a crescere rapidamente da un punto di vista personale e professionale.
Nel 2019, il titolare di allora vende l’azienda e, grazie al sostegno della famiglia, Chiara la rileva.
Nella sua azienda, oltre ai piccoli frutti (mirtilli, lamponi tradizionali, gialli e neri, giapponesi, americani – fra cui il Salmon Berry – more, josta, uvaspina, ribes e fragole), produce confetture, nettari, liquori e alleva api per la produzione di miele di montagna.
Oltre a lei e ai familiari, nel periodo di maggior impegno per la raccolta (da luglio a settembre) lavorano sei persone, oltre ad un dipendente fisso durante tutto il resto dell’anno, il suo “braccio destro”.
Non si può dire che l’azienda di Chiara sia ferma al passato: oltre alla coltivazione bio, ereditata dal precedente proprietario e portata avanti per scelta, di recente ha installato un sistema di fertirrigazione che consente il risparmio di notevoli quantità d’acqua e una migliore distribuzione, e quindi della resa, dei nutrienti delle piante che dalla piena terra sono passate alla coltivazione in vaso, per fronteggiare i periodi di scarsità idrica che stanno caratterizzando gli ultimi raccolti; dispone di strutture antiparassiti e antigrandine per tutelare le colture, soprattutto nell’ottica bio in cui i trattamenti accettati sono pochi.
L’esperienza di Chiara, ancora tutta in divenire, testimonia di come visione, costanza e, perché no, il coraggio di prendersi qualche rischio possano trasformarsi in quello che Chiara ha definito “un gioiello che voglio portare a splendere”.