Fondazione Minoprio a Orticolario
ELIAS BORDOLI
Presidente di
Fondazione Minoprio
MORITZ MANTERO
Presidente di
Orticolario
Le interviste di Orticolario
ROBERTA PEVERELLI
Peverelli srl e Comitato Tecnico Scientifico di Fondazione Minoprio
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JUDITH WADE
CEO di Grandi Giardini Italiani
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GAIA GENNATI
ex allieva di Fondazione Minoprio e vincitrice del premio Grandi Giardini Italiani
MANUELA STRADA
architetto e docente di FM e referente per la rete Regis
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LUIGI PAGLIANI
Presidente Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori
MATTEO MONTI
Sindaco di Cernobbio
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Intervista a Luigi Pagliani @ Orticolario 30/10/23
- Partiamo dalle presentazioni: chi è Luigi Pagliani? Quali sono le sue attività?
Sono il presidente dell’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori (ANVE) e ricopro questo ruolo da circa due anni. L’associazione si occupa degli interessi dei nostri associati, a metà tra questioni politiche e i servizi che possiamo fornire loro. I nostri associati sono in buona parte vivaisti che si occupano prevalentemente del settore ornamentale e in parte di altri settori, come ad esempio quello frutticolo, e sono distribuiti in tutta Italia. La nostra struttura è impostata su base regionale, poiché abbiamo nel consiglio un rappresentante per ogni regione italiana. Un’altra attività di particolare rilevanza in questo periodo è la nostra presenza all’interno del consiglio dell’European Nurserystock Association (EBA) per la quale rappresentiamo l’Italia, e siamo presenti al suo interno da circa 12 anni. Inoltre, sono svolgo l’attività di vivaista in Umbria da 33 anni.
- Quali sono i fattori più importanti nel settore del vivaismo?
In generale, il vivaismo ha tre fattori limitanti: il terreno, l’acqua e la manodopera. Per far sviluppare il settore abbiamo bisogno di trovare questi tre elementi. Il terreno, perché abbiamo bisogno di un terreno fertile visto che il nostro vivaismo non può essere fatto in zone marginali. L’irrigazione è ovviamente un aspetto fondamentale, specie in termini di sostenibilità economica e ambientale. Infine, la manodopera è un aspetto particolarmente critico in questo periodo, poiché i nostri associati hanno difficoltà nel trovare giovani che vogliono entrare nel nostro settore e intraprendere la nostra attività.
- Come si ottimizza l’acqua nella produzione vivaistica? Come si ottiene una pianta gestibile una volta messa a dimora?
Non possiamo fare a meno dell’acqua poiché difficilmente si riescono a far crescere le piante senza acqua, soprattutto a livello vivaistico. Ovviamente è molto differente la gestione dell’acqua che avviene in Sicilia da quella che avviene in Lombardia o in Piemonte e quindi abbiamo delle esigenze differenti. Tuttavia, i sistemi moderni di gestione dell’acqua, come l’irrigazione a goccia, ci aiutano moltissimo nelle zone in cui questa risorsa scarseggia, come nel sud dell’Italia. Paradossalmente, nelle zone in cui l’acqua è abbondante, e mi riferisco soprattutto alle zone della Pianura Padana, ci sono ancora dei sistemi di irrigazione arcaici. La mancanza d’acqua in alcune zone ha quindi consentito un progresso tecnologico che ha investito di rimando anche quelle regioni che hanno meno esigenza idrica. Attualmente, a causa del cambiamento climatico, tutte le aziende si stanno evolvendo. Oltre alla coltivazione in vaso che è passata dall’aspersione all’irrigazione capillare a goccia, anche la coltivazione in piena terra sta cambiando in modo radicale e anche nel nord Italia. Mi riferisco alle alberature, che un tempo venivano irrigate per scorrimento, modalità che ora non è più permessa a causa del grande spreco che ne consegue.
- Qual è la politica di ANVE riguardo all’impiego di studenti e stagisti?
Noi, e tutte le nostre aziende associate, assumiamo regolarmente numerosi studenti, anche se preferiamo quelli che hanno già raggiunto la maggiore età per motivi legali e di responsabilità. Ma la carenza di personale è un problema strutturale sentito in tutta Europa e l’ENA sta studiando un programma per cercare di arginare questa situazione. Siamo arrivati alla conclusione che non bisogna avvicinare gli studenti quando sono già all’università, perché la prospettiva professionale li orienta verso altri tipi di lavori e/o mansioni. Gli studenti vanno avvicinati dalle scuole superiori per permettergli di fare esperienza in campo e acquisire un certo tipo di competenze che, a volte, mancano. Credo che anche gli studenti di altri settori dovrebbero fare esperienza nel settore florovivaistico.
- Qual è il problema nel reclutamento dopo la laurea per l’attività florovivaistica?
Il problema principale è che un neolaureato manca spesso di quell’esperienza pratica che deve essere acquisita prima di una formazione quasi esclusivamente teorica. È più semplice far accettare a un neodiplomato di un istituto agrario una mansione semplice ma essenziale come quella, ad esempio, dello spostamento delle piante in vaso o del loro controllo quotidiano. Al contrario, un neolaureato avrà difficoltà nel compiere questo tipo di mansioni poiché percepite come troppo “umili” o poco specializzate rispetto a quanto appreso in università.
Il punto è che entrambe le competenze sono necessarie per la formazione di un tecnico che sia in grado di fare ricerca e lavorare in campo. È necessario avere dei tecnici formati sulla teoria, ma che siano anche in grado di sporcarsi le scarpe in campo. Purtroppo, è un problema che anche gli altri colleghi europei affrontano e stiamo quindi cercando di trovare delle strategie che funzionino per tutti.
- Ritiene che la scuola italiana debba dare più spazio alle competenze legate all’ambiente?
Uno dei problemi principali è che nella scuola superiore, in particolare quella italiana poiché all’estero succede molto meno, non viene minimamente insegnato niente riguardo a concetti botanici e agronomici di base. Gli studenti non vengono mai portati a visitare vivai o i giardini pubblici. Sono sicuro che se chiedessi a cento diplomati italiani di riconoscere una pianta caducifoglia da una sempreverde, al massimo il 5% di loro sarebbe in grado di farlo.
- Quali possono essere gli ambiti di collaborazione tra una scuola di agraria come quella di Minoprio e l’ANVE?
Una prima proposta potrebbe sicuramente essere quella di organizzare dei seminari in cui i nostri vivaisti vengono ad esporre temi più o meno specifici. Un’altra idea sarebbe quella di fare il contrario: organizzare delle visite guidate nei vivai affinché gli studenti possano toccare con mano realtà che non sono soliti vedere, sia per differenza geografica sia per orientamento aziendale dei professionisti. A livello europeo stiamo cercando di mettere a punto una piattaforma per degli scambi studenteschi, dei piccoli Erasmus che consentano agli studenti di fare esperienza nel proprio settore in un altro paese, per poter allenare, oltre alle competenze tecniche, anche quelle relazionali e linguistiche. Se consideriamo che il nostro settore esporta il 45% della produzione, il rapporto con l’estero è fondamentale e i ragazzi necessitano di prendere contatto con questa realtà. Ricordiamoci poi che il verde ornamentale è direttamente proporzionale al reddito, e l’aspetto commerciale diventa fondamentale per seguire il mercato e le variazioni sul medio e lungo periodo.